Fotografare il cielo

Una personale riflessione

Metto subito le mani avanti: se ho riversato questo scritto nella sezione “Pensieri” di questo blog, il motivo è praticamente scontato.

Riverso, infatti, ad alta voce una riflessione che mi frulla in testa ogni volta che guardo riprese mozzafiato di amici astrofili.
Il mio pensiero va subito alla montagna di soldi riversati in strumentazione, al tempo tolto al sonno ma, soprattutto, alla possibilità di conoscere e scoprire il cielo con i propri occhi.

Faccio astronomia dal 1997.
Ho imparato i fondamentali, ho letto guide, manuali, studiato e scritto articoli, praticato la divulgazione fino all’equatore.
Ho imparato a osservare negli anni (perché all’inizio si guarda, non si osserva).
Ho fatto fotografia astronomica su pellicola, fotografia planetaria con le prime webcam.
Ho fatto fotografia astronomica con reflex digitale.
Imparato i principi di elaborazione delle immagini del profondo cielo. Fatto scatti che reputo buoni, specie per l’epoca digitale in cui sono stati fatti (ormai più di 10 anni fa).
Al momento in cui scrivo, la mia principale attività di astrofilo riguarda l’osservazione del profondo cielo (dal 2009 in maniera esclusiva e continuativa) e, da poco, quella della ripresa planetaria, lunare e solare.

Insomma, sento che questo mio pensiero arriva con cognizione di causa.

A cosa serve l’astrofotografia all’astrofilo?

La mia concezione di astronomia amatoriale è, in tre parole lo “studio del cielo“.

Chiaramente trattasi per forza di cose di uno studio personale, di livello non accademico.

Per dirla semplice: capire come funzionano le cose lassù.

Può una fotografia di una nebulosa, di una galassia, di un ammasso di galassie o di un globulare fornirci uno spunto di studio? Non credo. Almeno, io non riesco a trovarlo.

Se dovessi vedere la fotografia astronomica come un esercizio fine a se stesso o, nella peggior accezione possibile del termine, come strumento di gratificazione con amici e parenti, allora alzerei le mani e farei anche io la foto alla galassia di Andromeda o alla grande nebulosa di Orione (cosa che ho anche fatto, ma del tutto fuori dalla visione social che c’è nel 2022).

La giornata tipo dell’astrofotografo

Ecco come un astrofilo che fa fotografia astronomica (trova gusto definirsi “astrofotografo”) passa la sua giornata tipo, in un week-end di Luna Nuova:

  1. Aspetta la Luna Nuova pensando alla strumentazione e come può spianare il campo
  2. Si scervella su cosa fotografare
  3. Sceglie di fotografare ancora M42 che ha fatto con quell’altro strumento
  4. Passa la prima parte della nottata a litigare coi cavi, coi driver, con l’alimentazione. Poi comincia a scattare. Finito di fotografare, fa i dark e i flat.
  5. Torna a casa e apre Pixinsight, Photoshop o Gimp, a seconda di quanto è povero, e comincia a dare in pasto i RAW al programma.
    • ovviamente se usa Gimp, al 90% userà Deep Sky Stacker in quanto povero.
  6. Elabora e comincia a calibrare i colori. Con tutta probabilità non gli piaceranno e comincerà a muovere manovelle quasi a caso fino a quando si presenterà una foto per lui equilibrata ma che distorce anche la più vicina realtà visibile a un guercio: i colori delle stelle saranno diventati un pasticcio, ma la nebulosa … oh si! La nebulosa è di un bel rosso vivo!

Ripete questo elenco in loop per ogni volta che va sotto il cielo.

E poi?

E poi si ritroverà dopo un annetto con un po’ di fotografie del cielo profondo da postare sui social e su cui ricevere entusiastici “pollice su” privo di alcun tipo di commento, di domanda, di curiosità legata a quello che è stato fotografato.

Astronomia Liberale

Per carità, è giusto e sacrosanto che ognuno scelga di fare come meglio crede e come meglio gli aggrada. Non sarò certo io a dettare un modo di essere per l’astrofilo del domani.

Però una domanda voglio porgerla: quando osservate l’ammasso di galassie Abell duemilacinquecento e rotti, vi chiedete a quanti Mega Parsec state osservando? Vi chiedete come mai le galassie ellittiche sono più evidenti delle galassie a spirale? Quando fotografate la Nebulosa Rosetta e al suo interno avete notato dei globuli scuri, non vi viene di chiedervi di cosa si tratta?

Ognuno fa quel che vuole e come preferisce farlo, ma ci vuole tanto a essere curiosi?